Il GDPR è entrato in vigore e il mondo non è finito. Adesso può diventare un’opportunità di crescita per PMI e professionisti

Venerdì 25 maggio è entrato ufficialmente in vigore in tutta Europa il nuovo Regolamento generale per la tutela dei dati personali” (General Data Protection Regulation o Gdpr) che di fatto rende più stringenti le norme che regolano l’uso, da parte delle aziende, dei dati personali dei propri clienti, fornitori e dipendenti.

Per ognuno di noi nella veste di consumatore, il nuovo Regolamento Ue porterà sicuramente molti vantaggi. Primo fra tutti una drastica riduzione della mole di e-mail, chiamate di call center e messaggi pubblicitari indesiderati che fino a oggi hanno intasato quotidianamente la nostra casella di posta e fatto trillare il nostro smartphone a orari impensabili.

Da adesso in poi infatti, il consenso a ricevere comunicazioni di tipo promozionale e pubblicitario, ma anche altre comunicazioni non strettamente legate al prodotto o al servizio fornitoci (es: auguri di compleanno, carte fedeltà, ecc.) dovrà essere richiesto dalle aziende in maniera “esplicita”. In pratica se non saremo noi a dire: “Sì, mandatemi le vostre comunicazioni”, le aziende non saranno più autorizzate a contattarci. Con buona pace delle nostre e-mail e dei nostri telefoni.

Se per gli utenti, dunque, il Gdpr è sicuramente uno strumento che “semplifica la vita”, non altrettanto si può dire per le aziende e gli imprenditori, che in questi mesi hanno dovuto mettere mano alle loro organizzazioni per prepararle ai nuovi adempimenti previsti dal Regolamento.

Adempimenti che, per la cronaca, non riguardano solo i nuovi diritti degli utenti (diritto di accesso, portabilità, cancellazione e rettifica dei dati e obbligo di richiesta del consenso esplicito per il loro utilizzo), ma comprendono anche questioni più “tecniche” quali la valutazione dei rischi di compromissione dei dati da parte di hacker e virus, l’istituzione di un “responsabile della protezione dei dati” (Dpo) nelle aziende, la compilazione di un registro con i particolari del trattamento e molto altro. Novità che hanno comportato e comporteranno una “enorme mole di lavoro per le imprese”. Tanto che qualcuno ha già definito il Gdpr come “una vera e propria montagna da scalare“.

Per dare un’idea dell’entità degli adeguamenti necessari, basta considerare che secondo una stima pubblicata dal Financial Times qualche mese fa, gli investimenti che le grandi aziende della “Fortune 500″ dovranno mettere in campo per allineare i loro processi interni e esterni al Gdpr si aggirerà, nel 2018, intorno ai 7,8 miliardi di dollari.

Un esborso imponente che, anche se in misura molto molto minore, sarà richiesto anche alle Pmi e ai professionisti del nostro paese, che al pari delle grandi aziende europee e internazionali sono chiamati a adeguarsi alle norme del nuovo Regolamento, se non vogliono incorrere nel rischio di sanzioni estremamente onerose.

Non solo una montagna da scalare, ma un mare di opportunità

A nostro parere, però, l’entrata in vigore del Gdpr può costituire anche “un’opportunità di crescita” o almeno di miglioramento per molte aziende. In modo particolare per le piccole e medie imprese (Pmi) e in misura ancora maggiore per i liberi professionisti e gli studi professionali.

Un approccio più responsabile al trattamento e alla tutela dei dati dei clienti, ad esempio, non dovrebbe servire solo a soddisfare in fretta e furia gli obblighi di Legge, ma dovrebbe far parte di una più ampia strategia (di marketing) volta a fornire ai suddetti clienti garanzie di trasparenza e di correttezza, che li rassicurino e aumentino il grado di fiducia che accordano alla azienda.

Un risultato che porta sempre a una maggiore propensione all’acquisto da parte dei clienti e quindi per le aziende a un aumento del fatturato nel medio periodo.

Non solo.

L’obbligo, imposto dalle nuove norme, di ottenere il consenso esplicito dai propri utenti, per poter continuare a inviare loro comunicazioni promozionali e non, comporta di fatto la necessità di risultare “interessanti” e di inviare informazioni utili e chiare. Altrimenti addio consenso.

Dovrebbe quindi essere l’occasione giusta per gli imprenditori, per ripensare e riorganizzare in profondità il modo in cui le loro aziende comunicano con i clienti, potenziali e non, i fornitori e anche, già che ci sono, con i dipendenti.

Il nuovo Gdpr può essere l’occasione giusta per investire risorse e tempo in una vera e radicale riorganizzazione delle strategie di marketing e pubbliche relazioni delle Pmi e dei professionisti del nostro paese.

Chiedere l’aggiornamento dei dati personali può diventare, ad esempio, l’occasione per “scoprire gli interessi reali” di quegli utenti che fino a oggi sono stati, nella sostanza, soltanto dei nomi e degli indirizzi e-mail immagazzinati in un recesso del database aziendale, per dirne una.

Del pari, la necessità di ottenere il consenso esplicito dei clienti per l’invio di materiali pubblicitari potrebbe diventare un’opportunità per “avviare un dialogo utile” con chi in passato ha acquistato i prodotti o i servizi dell’azienda, attraverso survey online, newsletter a tema, incontri di aggiornamento, offerte formative e altro ancora. O ancora per “riportare a bordo” chi da molto tempo non ha più rapporti con l’azienda, recapitandogli offerte mirate e profilate correttamente.

Sul fronte interno, poi, una comunicazione più trasparente e organizzata verso i dipendenti può diventare l’occasione per coinvolgerli maggiormente nelle strategie aziendali e trasformare chi lavora all’interno dell’organizzazione in un vero e proprio “ambasciatore” verso il mondo esterno e la clientela.

Infine l’inevitabile “assottigliamento” del numero di lettori/destinatari delle comunicazioni aziendali, che seguirà alla ripulitura dei database conseguente alla mancata fornitura del consenso o alla richiesta di cancellazione decisa da molti utenti, dovrà o almeno dovrebbe, indurre le aziende a mettere in atto nuove strategie (di comunicazione) per conquistare una nuova e più “fresca” audience aziendale. Se possibile più in linea con i prodotti e servizi che le stesse aziende intendono vendere.

Può essere l’occasione giusta, ad esempio, per prendere finalmente in considerazione nuovi e più potenti strumenti di marketing e comunicazione, come le pubbliche relazioni, l’ufficio stampa, le attività editoriali, la collaborazione con atenei e centri di ricerca, o altre attività “non digitali” di comunicazione, che possono consolidare l’autorevolezza del brand e “creare consenso” vero intorno a un’azienda, senza che ci sia bisogno di chiederlo artificiosamente inviando a tutti l’ennesima noiosissima e-mail.

Di certo l’adeguamento alle nuove norme, per le aziende e gli imprenditori, fin qui non è stata una passeggiata e ancora meno lo sarà nei prossimi mesi, quando anche le ultime disposizioni “italiane” del Gdpr entreranno in vigore.

Se però non si guarda al nuovo Regolamento soltanto come l’ennesima “montagna da scalare” posta dalla burocrazia sul cammino di chi fa impresa, ma si è disposti a “mettersi in gioco” e a cogliere l’occasione per analizzare davvero nel profondo le questioni riguardanti la comunicazione aziendale, il nuovo Gdpr può anche “spalancare un mare di opportunità inedite”e diventare un’occasione importante per far crescere -anche in senso qualitativo e per ciò che riguarda l’autorevolezza del marchio- la propria Pmi o il proprio studio professionale.